Padre Santucci ha espresso la profondità del suo amore per l’Albania in un salmo molto toccante, che è la forma poetica che lui ben conosceva: non ha mai mancato di recitare la Liturgia delle Ore. Era sempre in compagnia del breviario.

Salmo Albanese

Possa seccare la lingua sul mio palato se mi dimentico di te, Albania! 

 

Come potrà una donna dimenticare i suoi figli? 

Come potrà un padre dimenticare i frutti del suo amore ? 

Come potrei dimenticarti Bilaj, come dimenticare Vlash, Pasko, Kastriot, Artan? 

Come dimenticare la chiesa di san Giovanni Battista, come dimenticare le suore, il sereno camposanto, la piana circondata da colline, i battesimi e tante altre cose che fanno calca nel cuore? 

Come dimenticare Murçin, la sua piccola chiesa sorta quasi per prodigio, i catechismi all'aperto con suor Luigina.... 

 

Chi può cancellare dal mio cuore Mallkuç? Tu sei l'ultima chiesa di cui ho gettato le basi e non so se un giorno ti rivedrò.... Ma ricordo le messe sotto il sole e tra la polvere, le messe nella stalla gremita di gente, le tue strade fangose arrancare per arrivare in alto... 

 

E tu, Bubqui, piccola chiesa domestica, piccola porzione di cristiani, con le messe celebrate in casa o sotto il pergolato.... 

E la tua gioventù meravigliosa, Artan, Ermal, Luan, Mondi e tanti altri, piccoli apostoli aggregati al mio girovagare, dal cuore grande e dalla fede tenace..... Come dimenticare? 

Se un giorno mi sarà dato di tornare, pellegrino della memoria, percorrere le strade, stringerò mani, abbraccerò e sarò abbracciato. 

 

Figli che ho generato nel dolore, figli che amo con cuore di madre, figli che avrei voluto vicino e che ora siete lontani ma sempre presenti nel cuore. 

Come dimenticare Arameras, solo gli alberi conoscono le rovine della casa della cultura e lo scempio del mercato domenicale. Ora le mura ti circondano come una nuova Gerusalemme e dentro le tue mura c'è pace e amore. 

E tu, Burizana, non sei la minima, ma il tuo altare, simile a quello per un Dio ignoto, ha acceso in me il desiderio di circondarlo di mura ed ora, tra olivi fiorenti, il tuo campanile svetta e la Vergine Madre della pace ha un nuovo santuario. 

E tu, remota Gramza, eri lontana da ogni itinerario, eppure ora sei diventata centro di luce. Con il pensiero percorro ancora le tue strade e vedo il sogno avverarsi... sono nomi incisi nel mio cuore, profondamente, più che su marmo o bronzo. Ogni nome evoca ricordi.... colle di San Nicola, rovine tra le tombe, mors et vita, sogno infranto, non so.... 

 

E ancora di Derven e Thumana e Vora, piccoli semi lasciati tra le spine ed ora fecondati dal pianto.... 

E poi Kruja, sogno realizzato! Rovine sull'acropoli, faticose ascensioni. E la gioia di veder ricostituirsi il gregge disperso. 

E poi le suore, Giovanna, Maria fuoco che arde e che riscalda. Come dimenticare? 

 

Strade percorse col fango e con la polvere, strade interrotte dal kalashnikov, strade interrotte, strade sognate... 

Se un giorno mi sarà dato di tornare, sarà un pellegrinaggio dell'anima, sarà un tornare indietro e un andare avanti. 

Rivedrò volti cambiati dagli anni, voci non più infantili ma di giovani e tanta nostalgia. 

Nostalgia di tante cose pensate, desiderate e non attuate... come un libro non terminato, come una canzone interrotta a metà. 

Greggi di agnelli belanti, sacrificio, sangue versato. 

La nostra gioia è sepolta nella piana di Kruja. 

 

Padre Ernesto Santucci s.j.