Padre Santucci è morto domenica 4 luglio 2021, dopo una lunga malattia e alcuni interventi chirurgici che ha sopportato senza lamentarsi. 

Tre giorni dopo avrebbe compiuto 91 anni. 

Avevamo appuntamento il martedì per festeggiare il suo compleanno, ma non è stato possibile.

Ci eravamo visti il venerdì. Era sofferente e debole ma lucido e sereno. Intuiva che sarebbero stati gli ultimi giorni.

E’ stato accudito meravigliosamente dai suoi confratelli che lo hanno sostenuto e accompagnato in questo difficile momento.

 

Una cosa che mi ha colpito tantissimo è che, poche ore dopo il suo funerale è venuta a mancare anche suor Maria Cafarra, una splendida suora Canossiana che ha prestato il suo apostolato nella città di Kruje per molti anni, con una dedizione non comune. 

Suor Maria è stata una infaticabile collaboratrice di Padre Santucci per moltissimi anni ed un suo importante riferimento. Era una donna splendida, semplice, saggia, sempre allegra, con un sorriso radioso che comunicava amore cristiano. Lo accompagnava alle Messe, catechizzava, si occupava dei fedeli ed in particolare degli ammalati con grande sensibilità. Era molto ben voluta.

Da tempo era affetta da una grave malattia respiratoria che sopportava con cristiana rassegnazione.

Non ho potuto non pensare che Padre Santucci, appena dopo il suo funerale, sia andato a prendersela per salire con lei al Padre, liberandola dalla sofferenza che stava patendo.

Il Testamento

Di seguito riportiamo lo scarno testamento redatto dal Padre ed una lettere ad un suo superiore, dove riassumeva le tappe più importanti della sua vita.

 

Questi documenti sono ambedue importanti, secondo me, perché documentano la ricca semplicità del Padre. Non c’è retorica nella lettera, ma solo scarni fatti. Il testamento è essenziale, fin troppo.

Non c’è cenno di autocelebrazione o di retorica.

 

L’unico desiderio che comunica con trepidante fermezza è di essere sepolto nel cimitero di Arameras, a fianco ad una delle prime chiesa che ha ricostruto e della quale è stato il primo parroco. 

Ci teneva tantissimo. 

Lo ha ripetuto decine di volte a noi, suoi amici, si era premurato di ottenere un parere positivo dal Vescovo di Tirana e dalle suore di clausura che hanno da pochi anni trasformato il bellissimo sito in un fiorente monastero, con grande soddisfazione di Padre Ernesto.

 

Noi eravamo pronti già subito dopo la morte a traslare la salma in Albania, con il permesso dei parenti e dei superiori.

Purtroppo non è stato possibile. I superiori di Padre Santucci hanno preferito tumularlo nel cimitero di Castel Gandolfo. 

Peccato! Le miglialia di albanesi ai quali ha somministrato i sacramenti avrebbero pregato volentieri sulla sua tomba, tenendo vivo il suo ricordo.

Caro Padre,

desidero aprire il mio animo a te, fare ,come una volta si usava, un rendiconto di coscienza.

Dopo gli studi e l'ordinazione sacerdotale sono stato inviato a Napoli, presso l'Istituto Pontano, una scuola dove facevo il professore di italiano e padre spirituale. 

In quegli anni sono venuto a conoscenza della realtà della delinquenza minorile, ho cominciato a visitare  i ragazzo rinchiusi nel carcere minorile e poi, con la benedizione del Cardinale e con l'approvazione dei superiori, ho aperto una comunità-alloggio in una zona di Napoli, chiamata "Quartieri Spagnoli ". 

Quì,per circa 10 anni, ho ospitato ragazzi sbandati, senza famiglia… Poi è iniziato a girare la droga. Chiusa la comunità, ho aperto, in una zona non lontana da Napoli, una comunità per il recupero dei tossicodipendenti. 
Dopo pochi anni ho ceduto l'opera ad un gruppo di laici ben preparati.

Sembrava che tutto fosse finito, ma poi la Provvidenza mi ha aperto una nuova strada: l'Albania. Sono stato uno dei primi a tornare in quella terra, dove ho trascorso più di 20 anni, catechizzando, battezzando e ricostruendo chiese. 

A 80 anni sono tornato in Italia. Dopo qualche anno al Gesù di Roma come confessore, sono passato al Gesù di Napoli, sempre come confessore, ministero interrotto periodicamente da vari interventi chirurgici. E poi qui...

Mi meraviglio di tanti doni ricevuti dal Signore. 
Stare con gli ultimi, con gli emarginati, con gli "scarti" è stata una grande grazia! 

Ora mi preparo all'incontro definitivo con il Signore Gesù.

Ecco: quando sarà il momento della mia morte è mio desiderio essere sepolto in Albania, in un piccolo cimitero nel villaggio di Arameras dove ho lavorato per molti anni e dove ora c'è un monastero di suore di Clausura. 

Vorrei dare un'ultima testimonianza d'amore, mescolandomi ai piccoli e ai poveri, nella fede nella vita eterna e nella Resurrezione. 

Ne ho parlato con l'Arcivescovo di Tirana e lui è contento di questa mia scelta. 

Alcuni miei amici sono disponibili ad accompagnarmi in quest'ultimo viaggio. 

Caro Padre Superiore, ti ringrazio fin da ora per quanto farai per me.

Tuo, in Cristo

 Padre Ernesto Santucci S.J.